L’invecchiamento cutaneo è il risultato di processi metabolici strettamente connessi fra loro, la cui efficacia varia in base alla variabilità genetica individuale. Sono proprio queste differenze, scritte nel DNA di ognuno di noi, che possono creare dei “punti deboli” che alterano l’equilibrio fisiologico della pelle.
Da un punto di vista ambientale, l’esposizione ai raggi UV è la principale causa esterna di invecchiamento cutaneo: quando la pelle viene esposta al sole (o a lampade abbronzanti), infatti, aumenta la produzione di radicali liberi che causano un’accelerazione del processo di invecchiamento.
Al personale rischio di invecchiamento cutaneo e alla valutazione del danno da fotoesposizione, nel test si aggiunge la rilevazione di marcatori potenzialmente dannosi per l’equilibrio del microbiota cutaneo, la cui integrità è essenziale per proteggere la pelle e rinforzare la barriera cutanea, contrastando l’azione di agenti esterni ed interni che possono in qualsiasi momento alterarne il pH. Mantenere il microbiota in equilibrio equivale a mantenere la naturale resistenza della barriera cutanea.
A cosa serve il test?
Le informazioni fornite dal test sono importanti per delineare un percorso personalizzato su base genetica per recuperare e mantenere il corretto equilibrio fisiologico della pelle.
Che cosa analizza?
Il test analizza lo stato di salute della pelle e la capacità di contrastare la comparsa di rughe e perdita di elasticità e di tono tipiche dell’invecchiamento cutaneo, valutando i fattori che influenzano questo processo.
Come si effettua il test?
Tramite un semplice e indolore prelievo di mucosa buccale, effettuato con lo sfregamento di un tampone sui lati interni delle guance, e un prelievo di derma, ottenuto con lo sfregamento di un secondo tampone sulla pelle dei lati esterni del naso, secondo istruzioni fornite.
Per effettuare il test è necessario compilare un breve questionario.
Ripetizione del test
L’esito del test genetico su mucosa buccale dipende esclusivamente dalla personale costituzione, quindi non varia nel tempo. Si può pertanto valutare l’efficacia degli interventi attuati limitandosi a testare nel tempo la condizione di equilibrio del microbiota cutaneo e il danno cutaneo da fotoesposizione. In tal caso si consiglia di attendere almeno 6 mesi.